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Sotilofteki gli Sgargianti (reading)

by NEMICI DELL'UMANITÀ

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about

Sotilofteki - gli sgargianti is the second album by the duo Nemici dell'Umanità. In its full version it is a live reading with music and singing that tells of the existence of a mysterious people inhabiting the astral dimension: the Sotilofteki. This population communicates only by singing. the collection of the six songs extrapolated from the complete live show is also available: Stilofteki (songs).

lyrics

SOTILOFTEKI
gli Sgargianti

I
I sogni della notte erano esauriti.
Sapevo che avrei dovuto aprire gli occhi, ma rimandavo.
Nello spazio nero, quello che segue le trame concluse dei sogni che non potranno essere rievocati, sentivo la mia stessa voce parlarmi.
Scandiva pazientemente le lettere di una parola senza significato.
Insisteva, ripeteva con l'ostinazione dell'insegnante che a volte so essere: apparentemente tollerante, segretamente implacabile:
So – ti – lof – te – ki.
S o t i l o f t e k i.
Ancora una volta: Sotilofteki.
La parola mi appariva ora tracciata sulla lavagna dei miei occhi chiusi.
Li aprii ripetendo, con la voce roca del sonno: Sotilofteki.
Quello che so sulla popolazione sotilofteka mi è stato consegnato così, mentre sostavo nel buio che precede il risveglio.
Non ho mai dubitato della mia lavagna interiore. Le immagini che proietta, i suoni che riproduce, i messaggi che consegna, si compongono solo per concessione di un'autenticità misteriosa e orribilmente affidabile.
È lo stesso spazio in cui sento la mia voce cantare formule magiche. Mentre mi risveglio cerco il telefono per registrarle. Durante la giornata le canto continuamente: è così che si dimostra gratitudine alle rivelazioni della notte.

Voglio la verità!
Voglio la verità!
Voglio la verità!
Muoio di vanità
voglio per verità
muoio di verità
voglio la verità!

II
La prima cosa che ho scoperto dei Sotilofteki, è che il loro nome significa SGARGIANTI.
Tutto, per loro, ruotava intorno al potenziale sgargiante e alla sua liberazione, inizialmente
abbagliante, infine rivelatrice di trasparenze altrimenti impercettibili.
I labirinti di specchi mi hanno sempre delusa: è impossibile rimanere abbastanza turbati da perdersi: le strutture posticce falliscono nel costruire l'illusione necessaria allo stordimento.
I Sotilofteki vivevano nell'enorme labirinto di cristallo.
Sulla mia lavagna interiore compariva l'ingresso lucente. Era sigillato, ma in trasparenza scorgevo le ulteriori diramazioni che promettevano la perdita del mio senso di orientamento.
Il mio senso dell'orientamento è pessimo, per questo preferisco sbarazzarmene, farla finita con i tentativi di riuscita.
Eppure, nei nostri labirinti, è sufficiente un senso dell'orientamento scarso come il mio per trovare l'uscita senza eccessivo sforzo.
Trovare l'uscita è sempre deludente, come se il labirinto mi rifiutasse e mi ricacciasse fuori, nella logica ordinaria di un funzionamento prevedibile e meccanico.
Il labirinto sotilofteka era fatto per perdersi, e sapevo che accettare questa clausola mi avrebbe garantito i turbamenti della comprensione: non c'è niente di più estremo, niente di più sconvolgente dell'autentica comprensione, che non è pensiero, ma esperienza innegabile, intuizione viva che regge lo sguardo di un mistero fino a quel momento proibito, inaccessibile, inimmaginabile.
Saltata nell'immagine del labirinto, dovevo capire come spalancarne l'entrata. Percepivo le
istruzioni dei Sotilofteki sotto forma di melodia. Dovevo cantare la canzone che fa finire il mondo: era questa la formula magica da recitare.

non voglio dormire
non voglio appassire
non voglio pensare
ma solo vagare
piano, piano, io vado piano piano
verso la fine del mondo
è vero, vero...vero era il sentimento
che fingevamo
e nero, nero...nero era il fondo nero
che temevamo.

III
L'ngresso era libero. Saltellai nel primo tratto di labirinto. Fu allora che intravidi i primi individui Sotilofteki appoggiati alle pareti. Erano esseri umani apparentemente identici a noi, dipinti di viola e vestiti di piume sgargianti. Quando mi avvicinai di qualche passo, mi accorsi che fingevano di non vedermi, e sentii che era una forma di discrezione, era il loro modo di rispettare il mio ingresso nel labirinto. Mentre li superavo, presero a guardarmi e seguirmi con gli occhi. Non erano occhi come i nostri. Dal bulbo traspariva una luce multicolore. Quella luce accese i miei occhi, che immaginai illuminarsi dello stesso modo. Ora, per me, era tutto più vivido. Li ringraziai senza parlare, sapendo di trasmettere loro una luce violetta, screziata da bagliori dorati.
Mi fu confermata un'intuizione: i Sotilofteki parlavano solo cantando.
Camminai gustando la vividezza con cui mi appariva ogni cosa: le screziature dei cristalli, il terreno ora sabbioso, ora ricoperto di muschio... sapevo di essermi persa, e ne godevo.
Arrivai ad una svolta finalmente preoccupante: due brevi sentieri ciechi fiancheggiavano una strada immersa nell'acqua scura. Se l'acqua fosse stata trasparente non avrei fatto altro che proseguire nuotando, ma ho sempre provato timorosa riverenza nei confronti dei fondali scuri: sono segnale di profondità e pericolo. Mentre raccoglievo il coraggio per proseguire, mi accorsi di non essere sola.
Bambini Sotilofteki mi sfrecciarono davanti, tuffandosi nell'acqua. Riemersero per cantare una canzone, guardandomi, trasmettendola alla mia voce perché si unisse alla loro.

Riderò, perché so come cadrò...
riderò, riderò, io vivo cadendo – riderò, riderò,
io vivo sapendo, che vivo di vento...
riderò, riderò... io vivo di vento...

Nuotavamo seguendo i minuscoli pesciolini che brillavano nell'acqua come gioielli vivi e coscienti.
L'acqua era dolce. I bambini si muovevano sincronizzati e acrobatici. Quando riemersi, in una zona lastricata di mosaici dorati, ero di nuovo sola, i piccoli Sotilofteki erano scomparsi.




IV
Continuai, accorgendomi che nelle pareti di cristallo, erano scavate piccole nicchie. In ognuna era incastonata una scultura, un ritratto scolpito nel tufo. Figure grottesche che mi divertivano e commuovevano. I tratti essenziali ed espressivi, sembravano cogliere impietosamente l'essenza della nostra umanità. Mi chiedevo cosa ci facessero lì, nel paradisiaco labirinto sotilofteka...
Guardai più intensamente, aumentando la vividezza.
Quelle figure che urlavano, mostravano la lingua indossando occhiali da sole, si ciucciavano il dito o indossavano camicie da impiegato con il volto attonito, erano la rappresentazione del nemico.
Non c'era derisione o astio, in quei ritratti. Piuttosto, una innegabile comprensione.
I Sotilofteki celebravano così, con impietosa tenerezza, le peculiarità del nemico che voleva
distruggerli.
Loro malgrado, erano considerati nemici dell'umanità.
Accanto all'ultima nicchia, comparvero due donne sotilofteke dipinte d'oro e vestite con piume di pavone bianco. Con gli occhi lampeggianti di verde sgargiante, mi fecero strada verso una direzione che altrimenti avrei evitato, perché sentivo provenirne una dolorosa frustrazione.
Quel luogo era la dimora del drago Fiammingo. Lo sanno tutti che i draghi popolavano la terra, ma sono stati sterminati perché vivevano a guardia dei giacimenti minerari. Non erano custodi ottusi o avari. Per accedere all'oro, alle pietre preziose e al materiale generosamente fornito dalla terra, esigevano uno scrupoloso rispetto delle leggi intrinseche. L'intenzione degli avventurieri doveva essere nobile, e qualsiasi forma di bramosia materiale veniva estinta severamente nel fuoco.
Il drago Fiammingo era stato portato in salvo dai Sotilofteki e viveva protetto dal loro labirinto.
La sua tristezza, però, era comprensibile: era rimasto solo.
Il suo corpo occupava diversi cunicoli, ed era chiaro che aspettava solo di essere accarezzato. La sua pelliccia era nera e morbidissima, alternata a zone piumate e multicolori. In alcuni punti,
desiderava essere grattato. Adattandosi al popolo che lo aveva accolto, anche lui si esprimeva solo cantando. Quando arrivai vicina alla sua testa vagamente canina, mi parlò di sé.

Io sono il drago della fortuna
io sono il drago della paura
che non io, ma... che hanno di me
non capisco perché
sono solo fiammingo
fiammeggiate e focoso
solo solo famoso
per ridurre in cenere
ma la cenere
rende tutto fertile!

Mi congedo dal Drago Fiammingo affondando la testa nella pelliccia del suo volto. I suoi occhi striati e iridescenti mi suggeriscono che il cuore del labirinto è vicinissimo.
Procedo in solitudine sul sentiero erboso. Tra le pareti di cristallo crescono giovani betulle.
Il centro del labirinto è un giardino circolare. Vi crescono rose di ogni sfumatura possibile.
Frutti di bosco brillano nell'erba e nutrono serpenti che smettono di essere velenosi.



V
Al centro del giardino, mi sporgo sul bordo di una profonda buca. Sul fondo, vedo brillare la luce di una pietra grezza. È il Brillante Blu. Il suo potere di trasmissione genera il labirinto.
I Sotilofteki realizzano la loro visione affidandola al diamante, che organizza per loro il piano materiale.
Affidandosi alla saggezza minerale, i sotilofteki sacrificano il loro potere umano e limitato,
trasformandolo in spontanea tensione all'armonia sgargiante.
Alcuni di loro, dopo avermi raggiunta, mi conducono amorevolmente dietro un cespuglio di more.
È da lì che dovrò assistere a ciò che sta per accadere.
Una figura agilissima, avvolta in abiti sintetici, dai dettagli catarifrangenti, si cala nella buca centrale e ne riemerge stringendo il diamante.
Ha bisogno di entrambe le mani per reggerne il peso. Il labirinto vibra. I Sotilofteki accorsi
guardano l'intruso con triste comprensione.
Niente è più micidiale dell'invidia, forma di disperazione e codardia.
L'intruso viene denudato dal diamante, poi scorticato dalla propria debolezza interiore, tradotta sul piano materiale.
Ancora vivo, l'invidioso ascolta la canzone che da tempo era stata composta perché lui potesse ascoltarla.

Forte
la mia presa
fino all'ora
dell'offesa
del Brillante Blu
volevi essere tu
volevi splendere
nello spazio che invece si riduce.
Morte
la sorpresa
della vita
incompresa
fino all'ora Blu
e volevi essere tu
volevi splendere
della luce che invece
ti conduce.

Il Drago Fiammingo raggiunge la scena, liberando l'intruso dalla sua codardia.
Soffro per la fine miserabile dell'uomo. Lo so, è l'ennesimo ad aver tentato il furto. Vittima della propria incapacità di scoprirsi altrettanto sgargiante, si è illuso che la luce potesse essere rubata, anziché emanata.

VI
La frequenza dei furti, per quanto fallimentari, ha compromesso la stabilità del labirinto.
L'acqua si è ritirata dalle zone sommerse, i pesciolini sono morti.
La natura pacifica dei Sotilofteki ha dovuto reagire alla debolezza umana. Per cessare di suscitare la nostra invidia, hanno deciso di ritirarsi dal piano della materia.
Nel loro labirinto astrale, accolgono chiunque voglia fare loro visita.
È per questo che ho potuto conoscerli.
Prima di risvegliarmi, mi hanno insegnato a cantare una forma per scongiurare la codardia.
Mi basta intonarla nella mente per tornare a vedere tutto come mi hanno insegnato loro, più
vividamente.

Voglio la mia sorte!
Voglio la mia sorte...
ma sento voce chiara
promessa marinara
vento che non chiama
che spezza la spada
voglio la mia sorte...
voglio la mia sorte
voglio la mia sorte
voglio la mia sorte.

credits

released October 30, 2023
Voice, lyrics and melodies by Rada Koželj;
Music, master and mixing, piano and manipulated field recordings by Baco_Giovanni Cristino

license

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NEMICI DELL'UMANITÀ Italy

The duo NEMICI DELL'UMANITÀ (Rada Koželj + Giovanni Cristino) was born in 2012 without the awareness of its members. It will take a decade of sporadic intentions and timid hesitation before the two realize, in the summer of 2021, that they are part of it. Flying Devils, consisting of seven songs, is their debut album. ... more

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